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Parma nella sua piazza principale fa memoria di Giuseppe Garibaldi con una statua nella quale l’eroe non è a cavallo come in tante altre città, ma eretto e con un piede che sporge dall’alto piedistallo quasi a voler indicare se non una volontà almeno un desiderio di scendere a colloquiare con il popolo parmigiano. Un tempo da alti basamenti i perso-naggi dei monumenti con il loro aspetto e atteggiamenti battaglieri lanciavano alle folle messaggi di potere ma in tempi a noi vicini hanno iniziato ad avvicinarsi alla popolazione. Se a Parma Giuseppe Garibaldi non è (ancora?) sceso sulla piazza e Arturo Toscanini dal suo basso zoccolo è quasi a livello della gente, Giuseppe Verdi è già seduto in una panchina e si apre a una conversazione che ne ravviva una memoria che è anche un consiglio se non in qualche caso un’ammonizione.Parma nella sua piazza principale fa memoria di Giuseppe Garibaldi con una statua nella quale l’eroe non è a cavallo come in tante altre città, ma eretto e con un piede che sporge dall’alto piedistallo quasi a voler indicare se non una volontà almeno un desiderio di scendere a colloquiare con il popolo parmigiano. Un tempo da alti basamenti i perso-naggi dei monumenti con il loro aspetto e atteggiamenti battaglieri lanciavano alle folle messaggi di potere ma in tempi a noi vicini hanno iniziato ad avvicinarsi alla popolazione. Se a Parma Giuseppe Garibaldi non è (ancora?) sceso sulla piazza e Arturo Toscanini dal suo basso zoccolo è quasi a livello della gente, Giuseppe Verdi è già seduto in una panchina e si apre a una conversazione che ne ravviva una memoria che è anche un consiglio se non in qualche caso un’ammonizione.Monumento è tale solo se è una memoria che parla, come dice il termine dal latino monumentu(m), e un’immagine con la quale si può colloquiare e essere consigliati, se non a volte esortati come ci dice la derivazione di monumento da monire o ammonire. In tutto il mondo, la sempre più diffusa discesa dei monumenti di grandi personalità su panchine, che con il loro silenzio invitano a una memoria colloquiale, è un tranquillo e al tempo stesso preciso monito, in questi tempi caotici, a riprendere un dialogo con gli alti spiriti che hanno fatto grande la nostra cultura.Tra questi grandi spiriti Parma non può dimenticare Niccolò Paganini che, scendendo dall’edicola di gusto neoclassico del Cimitero della Villetta e dai più dimenticata, con il suo violino a fianco chiede di poter parlare di musica con i parmigiani che l’hanno accolto nella sua ultima dimora, divenendo un originale testimone del tempo a 180 anni dalla sua morte, soprattutto in quest’anno 2020 nel quale Parma è Capitale Italiana della Cultura.
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(prof. Giovanni Ballarini)
Le panchine nel mondo (link nell'immagine):